Piadina amore mio: guida sentimentale alla piada ben fatta.
C’è chi la vuole alta e soffice. Chi sottile, caldissima e con le bolle. Chi la chiama "cassone", e la mangia chiusa, rovente, filante. La verità è che tanto dipende dalla mano che la stende e dalla farina che la nutre. E poi in Romagna non esiste “la” piadina, ma tante piadine quanti sono i campanili: a Rimini è fine e leggera; a Forlì e Cesena si fa più morbida e consistente; nel ravennate prende corpo e consistenza, pronta a sostenere anche il ripieno più audace. E poi ci sono i "crescioni" (così chiamati nella zona di Cesena, che diventano “cassoni” nel riminese) di quelli che sembrano un pranzo di Natale compatto, con la particolarità che prima di essere cotti, vengono chiusi.
A Rimini, la sosta è d’obbligo da chi la piada la fa da sempre bene e senza sbandierarlo troppo: in questo posto iconico si entra per una piadina e si esce con tre. Crudo, squacquerone e rucola è un classico che va rispettato, ma la vera perversione si chiama “fichi caramellati”. E se proprio volete chiudere in gloria, buttatevi su quella con la Nutella: sa di domeniche d’infanzia e mani conciate. 

Sempre a Rimini, c’è un altro grande nome della tradizione: un locale storico, affacciato su un bel pezzo di città. Qui la piada è “seria”, i cassoni sono all’altezza e il menu è vasto abbastanza da scommettere sulla doppietta per chi ha fame di esplorazione. 

Più su, a Ravenna, la piadina si fa verace. In questo chiosco, il mattarello è ancora protagonista, e la pasta profuma di casa. La piada dolce con fichi caramellati e squacquerone è la risposta romagnola al tiramisù: fidatevi e lasciate perdere la Nutella, almeno stavolta. 

Ancora a Ravenna, ma con tutt’altra filosofia, c’è un locale che propone versioni curate nei minimi dettagli. L’impasto resta quello romagnolo, ma dentro ci trovate ingredienti ricercati, che rimandano ai piccoli produttori della zona. 

Infine, a Cesenatico, c’è una piadina che gioca fuori casa ma segna lo stesso: qui lo Chef Omar Casali porta in tavola ingredienti ricercati e combinazioni non banali. Tonno, verdure marinate, abbinamenti azzardati solo all’apparenza. Per chi cerca una piada diversa, ma non per questo meno vera.

La verità è che in Romagna la piadina non si discute. Si piega, si morde… e si ama.
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